Che cos’è la Radiestesia? – di Mauro Aresu

Radioestesia (o radiestesia) significa sensibilità alle radiazioni. Essa è  suddivisa in due tecniche di ricerca: la prima si effettua con un pendolo lasciato libero di oscillare appeso ad un filo tenuto fra le dita di una mano, la seconda con un bastone o verga o forcella tenuto fra le mani. Quest’ultima tecnica è  comunemente denominata Rabdomanzia. Il fenomeno della ‘radioestesia’ era molto conosciuto fin dall’antichità  tanto è  vero che grandissime civiltà quali gli Egizi, i Sardi, gli Etruschi, i Cinesi, i Sumeri, i Greci, etc. si servivano della bacchetta e del pendolino, ed avremo modo di parlarne nella Parte II. Il pendolino in genere viene utilizzato principalmente in ambienti chiusi, al tavolino, mentre la verga (o bacchetta) si presta ottimamente nelle ricerche all’aria aperta.

La radioestesia dunque è  basata sulla ricerca (individuazione o intercettazione) delle radiazioni emesse da corpi viventi o non viventi, vicini o lontani, servendosi del principio che ogni corpo materiale emette delle proprie radiazioni o anche assorbe delle radiazioni provenienti da corpi esistenti nelle sue vicinanze. La rabdomanzia e la radioestesia si basano dunque sulla percezione delle radiazioni emanate da un corpo, vivente o non vivente.
In effetti gli strumenti radiestetici riescono a registrare le onde vibratorie generate naturalmente con una frequenza determinata simile a quella generata dalle radiotrasmissioni. Se si ha una radio e ci si vuole sintonizzare su una frequenza determinata, escludiamo quelle stazioni emittenti che non interessano ed andiamo a ‘sintonizzarci’ su quella prescelta individuando la frequenza; così  avviene al radiestesista: egli si concentra escludendo tutte quelle frequenze che non vengono ricercate captando cosi  soltanto quelle le cui radiazioni vengono emesse dall’oggetto cercato. Il movimento della bacchetta o del pendolo evidenzia la percezione delle radiazioni, in un certo senso percepisce la ‘sintonizzazione’ sull’oggetto o corpo in esame.

L’elemento più importante dell’operazione di radioestesia è dato dal ricevente i segnali, il rabdomante cioè, che captati i segnali li dirige involontariamente sulle proprie mani consentendo allo strumento di muoversi. Degli studi istologici effettuati sul cervelletto hanno messo in luce che il corpo cellulare di quest’organo si allunga attraverso innumerevoli ramificazioni nervose che rappresentano, in pratica, delle microantenne riceventi, capaci di vibrare in una ben determinata lunghezza d’onda che poi trasmette al cervello tramite impressioni sensoriali. L’uomo rappresenta esso stesso un’antenna ricevente sensibilissima capace di captare le onde trasmesse dall’ambiente e, a sua volta, è emittente di onde che si espandono in vibrazione.

Recenti ricerche hanno individuato che l’uomo capta onde attorno a lui attraverso tre triangolazioni del proprio corpo date dalle due braccia e dalle gambe. Facendo aderire gambe e braccia al corpo, si riduce notevolmente la capacità  di ricezione. La reazione del movimento della verga è indipendente dalla nostra volontà e pare che sia diretta dal sistema del Gran Simpatico e non dal cervello, altrimenti qualsiasi persona potrebbe percepire tramite la sola forza di volontà . Tutte le persone sono dotate, ovviamente, di sensibilità  da radiestesista: ma esiste chi l’ha più  accentuata di un altro, e chi non ne ha quasi niente, ma con un po’ di esercizio e buona volontà  si può  sviluppare tale sensibilità  normalmente nascosta ai più. In effetti il cervello umano possiede proprietà straordinarie ma sfrutta di esse soltanto una parte molto ridotta.

Uno dei più  grandi radiestesisti d’Italia, Benedetto Lovagna, definisce la radioestesia “una supernormale capacità  alle radiazioni extrasensoriali” sensibilità  che permetterebbe all’uomo di acquisire un enorme potere di conoscenza. Lo stesso Lovagna spiega che tale rilevamento sensoriale è  legato in modo soggettivo all’attività  di chi lo esegue, “in quanto l’uomo non è  una macchina né  la radioestesia è  staccata dall’uomo: in tale attività  è  l’uomo stesso che estrinseca i suoi poteri.” Le ricerche dei radiestesisti possono riguardare sia persone che oggetti, o ogni qualsiasi altra cosa posta nelle vicinanze dell’operatore, ma possono essere seguite anche onde a grandissima distanza. In tal caso la radioestesia viene definita più giustamente Teleradiestesia. Il radiestesista in quel caso deve agire sopra una carta geografica avendo a portata di mano un testimone della persona o della cosa che si sta cercando, e verrà  indicata sulla carta con la massima precisione la località  dove si trova l’oggetto della ricerca Le operazioni in teleradiestesia impongono capacità  particolari e la massima concentrazione al fine di consentire la sensibilizzazione a distanza.

Per qualche studioso la radioestesia a distanza sarebbe una percezione extrasensoriale (o chiaroveggenza) che sarebbe ricavata da onde riflesse emanate dal testimone che funge da antenna ricevente continua. In effetti l’operazione effettuata tramite la bacchetta o il pendolo fa sì  che questi strumenti assumano la caratteristica di amplificatori delle percezioni poiché  è  chiaro che l’uomo dovrebbe essere in grado di percepire le sensazioni senza alcun aiuto strumentale, limitandosi ad interpretare le ‘informazioni’ attraverso i diversi processi nervosi che avvengono nel suo organismo.